Queste malattie sono
prevalentemente ad eziologia genetica e sono determinate per la maggior parte
da deficit enzimatici. Questi deficit portano ad una ridotta od alterata
sintesi dell’enzima; questo a sua volta causa un alterato processamento del
substrato che porta al suo accumulo per blocco delle vie metaboliche o alla sua
mancata produzione.
Un gruppo sono le malattie da
accumulo lisosomiale, che sono per la maggior parte recessive. Può anche
esserci malattia causata dalla ridotta quantità del prodotto finale della via
metabolica bloccata; un’altra tipologia è quella causata dall’impossibilità di
smaltimento di un intermedio tossico per la cellula.
Malattie da accumulo lisosomiale
Fisiologicamente il lisosoma ha
delle idrolasi acide le quali hanno due caratteristiche principali; sono delle
proteine con attività secretoria destinata agli organelli intracellulari e poi
hanno la caratteristica di funzionare a pH molto acidi. Quindi le malattie
derivano da mutazioni genetiche che comportano alterata sintesi o trasporto
intracellulare di questi enzimi. Essi vengono prodotti nel reticolo
endoplasmatico per poi subire modificazioni post-traduzionali nell’apparato di Golgi; la più importante
modificazione è l’aggiunta del mannosio-6-fosfato, il quale è il segnale per la
localizzazione lisosomiale di questi enzimi; grazie ad esso saranno
internalizzati in una vescicola che li porterà ai lisosomi dove saranno
rilasciati, poi la vescicola farà ritorno all’apparato di Golgi.
Una volta raggiunti i lisosomi
queste idrolasi sono in grado di degradare molecole derivanti sia dall’ambiente
esterno alla cellula, quindi arrivate lì con endofagia, sia dall’ambiente
interno, quindi in seguito ad autofagia.
Le malattie possono avere
svariate cause, le più intuitive sono l’alterata attività o la ridotta o nulla
sintesi degli enzimi. Si aggiungono ad esse anche una ridotta sintesi degli
attivatori dei substrati o degli attivatori degli enzimi stessi. Il risultato comune è l’accumulo di
sostanze ed intermedi che non possono essere smaltiti, quindi rigonfiano o il
lisosoma se ne rimangono all’interno o la cellula stessa se riescono ad essere
espulsi da questi organelli.
Alcuni esempi di questo tipo di
malattie, le più rappresentate, sono la Tay-Sachs, la Niemann-Pick(di tipo A,B
e C), la malattia di Gaucher. Le ultime due sono delle sulfatidosi, mentre la
Tay-Sachs è una gangliosidosi; esistono poi le mucopolisaccaridosi, le
glicogenosi, l’alcaptonuria e l’amiloidosi.
Per quanto riguardo le gangliosidosi
il problema principale è l’incapacità di degradare il ganglioside GM2. Dunque
in queste gangliosidosi non si riesce a catabolizzare i gangliosidi; essi sono
glicosfingolipidi formati da acetammide, un polisaccaride ed uno o più residui
di acido sialico; sono costituenti di siti recettoriali cui si legano specifici
neurotrasmettitori, pertanto le gangliosidosi sono malattie che colpiscono
maggiormente il sistema nervoso centrale.
Sono tutte malattie rare, ma tra
queste la più frequente è la Tay-Sachs. Le differenze tra le varie patologie
sono mutazioni su subunità diverse dello stesso enzima oppure su attivatori
proteici del substrato. La Tay-Sachs è causata da una mutazione sulla subunità
α dell’esosaminidasi, mentre la malattia di Sandhoff ha una mutazione sulla
subunità β dello stesso enzima.
Malattia di Tay-Sachs
Essa è una forma infantile di
gangliosidosi, è autosomica recessiva; sono state descritte più di cento
mutazioni diverse sul gene per la subunità α dell’esosaminidasi, esso si trova
sul braccio lungo del cromosoma 15, la maggior parte di queste mutazioni
provocano un alterato ripiegamento della proteina.
Questa malattia, come molte altre
malattie congenite, è stata identificata in comunità chiuse; la principale tra
queste è quella degli ebrei dell’est europa, ossia gli Ashkenaziti.
Morfologicamente la malattia
presenta accumuli in cuore, fegato, milza, ma soprattutto come già detto il
sistema nervoso centrale e la retina. All’esame istologico i neuroni si
presentano con vacuoli citoplasmatici rigonfi pieni di questo materiale non
degradato; i lisosomi possono raggiungere un diametro di 2 μm e si colorano con
la colorazione del Sudan nero. Con la microscopia elettronica si identificano
delle strutture raggomitolate dentro ai lisosomi costituite da strati
concentrici di membrana definiti a bulbo di cipolla. Per quanto riguarda le
caratteristiche cliniche si manifestano intorno al sesto-decimo mese di vita, si
ha una progressiva mancanza di coordinazione motoria ed offuscamento della
vista, compare poi rigidità muscolare, cecità e demenza progressiva. Nell’arco
di uno o due anni il bambino raggiunge il completo stato vegetativo e va
incontro a morte entro i tre anni.
Una caratteristica che questa
malattia condivide con la Niemann-Pick è la chiazza rosso ciliegia nella macula
oculare, causata da un addensamento di gangliosidi nelle cellule gangliari
della regione.
La diagnosi prenatale è possibile
grazie a tecniche di analisi del DNA, ma per effettuare l’esame dev’esserci un
sospetto, quindi una familiarità.
Tramite tecniche di microscopia
elettronica si può notare che c’è una progressiva perdita di neuroni che
vengono sostituiti da proliferazione della microglia ed accumulo di lipidi e
fagociti all’interno della sostanza cerebrale, del cervelletto, dei gangli
della base, nel tronco encefalico,nel midollo spinale. In queste zone si notano
le sopracitate strutture a bulbo di cipolla.
Le altre gangliosidosi, la malattia
di Sandhoff e la variante AB hanno caratteristiche cliniche indistinguibili
dalla Tay-Sachs, hanno solo delle piccole differenze a livello delle mutazioni,
sono però distinguibili alla microscopia elettronica.
Sulfatidosi
esse sono la malattia di Fabry e
le varianti A e B della Niemann-Pick, e la malattia di Gaucher. È importante
differenziare la Niemann-Pick di tipo A e B dalla C poiché le prime due sono
date dal deficit della sfingomielinasi acida che causa accumulo di
sfingomielina; invece la variante C è stata scoperta da poco ed è causata da un
traporto lipidico anomalo che porta ad un accumulo di colesterolo all’interno
dei lisosomi
Niemann-Pick tipo A: è una grave forma infantile con precoce
coinvolgimento neurologico; l’accumulo di sfingomielina causa progressivo
deterioramento e morte entro i tre anni. La mutazione patogenetica è una
modificazione della sfingomielinasi acida, presente nel cromosoma 11, che si
esprime con un accumulo di sfingomielina a livello dei lisosomi. Per effetto
epigenetico viene espresso maggiormente l’allele materno, dunque se c’è
mutazione sull’allele derivante dalla madre ho la malattia. Esiste un test
genetico e c’è già una chiave di lettura tra mutazione e gravità del deficit
enzimatico e quindi gravità di malattia. Le sede di accumulo sono la milza, la
quale può aumentare di dimensione di circa dieci volte; il fegato, linfonodi,
midollo osseo, tonsille, polmoni e naturalmente cervello. Le cellule colpite
possono ingrandirsi fino a 90 μm di diametro; a causa dei vacuoli di accumulo
il citoplasma assume un aspetto schiumoso. Anche qui la colorazione di elezione
è il Sudan nero; alla microscopia elettronica si sono studiati meglio i
lisosomi rigonfi e sono stati definiti corpi zebrati a causa dell’aspetto di
accumulo della sfingomielina( simili all’aspetto assunto nella malattia di
Sandhoff). Le caratteristiche cliniche possono essere presenti alla nascita, ma
comunque si manifestano entro i primi sei mesi di vita; esse sono un addome
voluminoso a causa della epatosplenomegalia, un deficit dell’accrescimento,
vomito, febbre, linfoadenopatia, progressivo deficit delle attività motorie ed
entro i primi due-tre anni di vita vanno incontro a morte. Anche in questo caso
il test prenatale può essere effettuato, ma solo se c’è un sospetto; invece il
test di conferma è un saggio biochimico sull’attività della sfingomielinasi
acida su campioni bioptici di fegato e midollo osseo. Non esiste alcuna terapia
al momento
Niemann-Pick tipo B: colpisce pazienti in età adulta e non c’è un
coinvolgimento del sistema nervoso centrale ma i pazienti presentano
organomegalia, in particolare epatomegalia. Anche questa malattia ha maggiore
incidenza tra gli ebrei Ashkenaziti.
Niemann-Pick tipo C: essa è causata da un deficit nel trasporto
all’esterno della cellula delle LDL, con conseguente accumulo di colesterolo al
suo interno. Ha una frequenza maggiore rispetto ai tipi A e B. Le mutazione che
la generano sono localizzate su due geni diversi, il NPC1, nel 95% dei casi, è
localizzato sul braccio corto del cromosoma 18, è un gene grande con 25 esoni;
oppure l’altra mutazione può essere nel gene NPC2, un gene più piccolo con 5
esoni localizzato sul cromosoma 14 responsabile del restante 5% dei casi. Ha un
fenotipo clinico molto eterogeneo in base al tipo di mutazione presente sui
geni causa. La forma più frequente si manifesta nell’infanzia e presenta
atassia, paralisi sovranucleare, degenerazione neuromuscolare, disartria;
raramente può presentare idrope fetale e causare morte alla nascita oppure come
una forma cronica che causa deterioramento neurologico progressivo. Con forme
più lievi può manifestarsi fino ai 50 anni di età.
Malattia di Gaucher: essa è la più comune tra le malattie da
accumulo lisosomiale(con un’incidenza di 1 su 100.000) e presenta anch’essa una
ereditarietà autosomica recessiva. Sono state identificate più di 150 mutazioni
sul gene della glucocerebrosidasi, localizzato sul cromosoma 1, che la possono
causare. Questo enzima agisce all’interno dei lisosomi staccando il residuo
glucidico e la ceramide. I glucocerebrosidi vengono prodotti a partire dal
catabolismo dei glicolipidi derivanti dalle membrane invecchiate di leucociti
ed eritrociti; essi non potendo più essere degradati si accumulano all’interno
della cellula, particolarmente all’interno dei fagociti e nel sistema nervoso
centrale. Questa malattia può anche derivare da un’eccessiva attivazione dei
macrofagi con conseguente secrezione smodata di citochine, come le
interleuchine 1,4,6. A livello morfologico i macrofagi si presentano con
citoplasma non vuoto bensì fibrillare e con diametro di 100 μm, dunque molto
grandi. Esse non sono vacuolizzate ed assomigliano alla carta velina
raggrinzita, presentano i nuclei in posizione periferica. Sono localizzate in
milza, fegato, midollo osseo e linfonodi e soprattutto nelle placche di Peyer,
oltre che nel cervello nelle forme più gravi. Alla microscopia elettronica i
macrofagi si presentano con un aspetto fibrillare molto denso dentro i
lisosomi.
Ci sono tre sottotipi clinici
nella malattia di Gaucher in base all’età di insorgenza ed il coinvolgimento o
meno del sistema nervoso centrale:
·
Tipo 1 o “ forma cronica non neuropatica”:
l’accumulo di glucocereberosidi si ritrova in tutti i foci citati al di fuori
del cervello; questo permette un esordio nell’età adulta e non infantile.
Esiste una rilevabile attività glucocerebrosidasica, dunque diminuita ma non
assente. Con un forte interessamento splenico la milza può addirittura
raggiungere i 10 kg, la linfoadenopatia è spesso presente e di grado variabile,
mentre la presenza di cellule di Gaucher a livello del midollo osseo provoca
lesioni ossee che possono provocare alterazioni ematologiche(anemia,
piastrinopenia).
·
Tipo 2 o “forma neuropatica acuta infantile”:
associa l’epatosplenomegalia al coinvolgimento del sistema nervoso centrale. In
questa forma la morte sopraggiunge entro i primi anni di vita. L’attività
glucocerebrosidasica è completamente assente. In questo caso non si osserva la
maggiore incidenza nelle popolazioni chiuse, fenomeno ancora senza spiegazione
alcuna. Nei neuroni non si osservano lipidi ma sono raggrinziti e vanno
incontro a necrosi.
·
Tipo 3 o “forma progressiva intermedia”: ha
tutte le caratteristiche sistemiche del tipo 1 a cui associa una progressiva
degenerazione del sistema nervoso centrale che esordisce nell’adolescenza.
Anche per questa patologia
esistono test enzimatici sull’attività glucocerebrosidasica e genetici, ma
anche qui serve il sospetto perché essi vengano eseguiti.
Lo spettro di segni e sintomi
sistemici della malattia di Gaucher è dominato da quelli portati
dall’infiltrazione ossea, con osteopenia, osteonecrosi ed osteolisi. Può dare
cardiomiopatia restrittiva e difetti valvolari mentre dà opacità alla vista.
Ricordo la presenza di sintomi neurologici solo nei tipi 2 e 3.
Malattia di Fabry :
essa è la
malattia da accumulo lisosomiale che più frequentemente causa anomalie al
tessuto cardiaco, ha una prevalenza di circa 1 su 120.00. Spesso è complessa la
diagnosi differenziale con la cardiomiopatia ipertrofica a causa di un
ispessimento del ventricolo sinistro con disfunzione diastolica accompagnata da
fibrosi miocardica; questo per ipertrofia dei cardiomiociti a causa
dell’accumulo di glicosfingolipidi. È causata da mutazioni del gene della
α-galattosidasi ed è una malattia
x-linked; causa un errore nel catabolismo dei glicosfingolipidi che porta
all’accumulo di globotriaosilceramide(Gb3) nei lisosomi. Il decorso della
malattia si divide in tre stadi. Quello clinico che avviene nell’infanzia con
febbre, dolore agli arti inferiori, proteinuria e lesioni cutanee. Segue poi
una stato quiescente nell’adolescenza, rimangono proteinuria e lesioni della
pelle ma avvengono meno crisi rispetto all’infanzia. Alla fine si giunge allo
stadio terminale in cui diminuisce la sudorazione, la cardiomiopatia si
manifesta in modo importante ed ho anche ischemia renale. L’accumulo di Gb3 si
ritrova in tutti i componenti cellulari del cuore, cardiomiociti, cellule del
sistema di conduzione, fibroblasti valvolari. A causa di questo si ha
ipertrofia sinistra, ischemia miocardica, ispessimento valvolare, insufficienza
valvolare, dilatazione dell’aorta ascendente e disturbi di conduzione. Dal
punto di vista microscopico c’è l’accumulo di strutture caveolari concentriche
nelle cellule. Si trovano nel cuore sia zone di miofibrolisi e successiva
presenza di fibroblasti. In questo contesto viene spesso confusa con una
miocardiopatia ipertrofica. Però in una diagnosi fatto con microscopia
elettronica chiarisce la presenza di vacuoli, inclusioni a livello lisosomiale.
(aspetto schiumoso)
In
soggetti affetti dalla malattia di Fabry
c'è un'aumentata incidenza di ischemia miocardica (66%), con
coinvolgimento delle coronarie epicardiche e delle piccole arteriole. Si vede
un inspessimento delle pareti dei vasi e una diminuzione della densità dei
capillari.
Mostra
immagini dove si nota l'inspessimento della tonaca intima dei vasi con
riduzione del flusso. Inspessimento dei lembi valvolari con insufficienza
valvolare, dilatazione dell' aorta. A causa dello stress emodinamico si ha
differenziamento dei miocardiociti in miofibroblasti che comporta progressiva
fibrosi miocardica e insufficienza d'organo.
Inoltre
si ha coinvolgimento del sistema di conduzione a causa del tessuto
completamente vacuolizzato.
Vengono
colpiti anche altri organi e apparati, soprattutto dei reni e del cervello dove
è sempre possibile osservare inclusioni lamellari.
Chiuso
argomento Sulfatidosi
Continuiamo
sempre con le malattie da accumulo lisosomiali.
Un
altro gruppo di malattie sono le MUCOPOLISACCARIDOSI.
Le
mucopolisaccaridosi, sono un gruppo di malattie metaboliche causate da deficit
di enzimi specifici deputati al loro smaltimento. A causa di questo deficit
questi composti si accumulano in siti specifici, a seconda dei casi: cellule
gangliali, fagociti PMN, fibre muscolari lisce, cellule endoteliali dell'
intima, fibroblasti. Le cellule colpite presentano una chiarificazione del
citoplasma.
Le
cause di queste patologie sono sempre da ricondurre ad un'anomalia genetica, trasmessa
con modalità autosomica recessiva oppure di tipo X-linked recessivo, come la
malattia di Fabry e la sindrome di Hunter (MPS II).
Un
mucopolisaccaride è un particolare tipo di polisaccaride, costituito
dall’alternarsi di molecole di una esosammina (derivato di uno zucchero
semplice, come il glucosio o il galattosio) e di molecole di uno zucchero
semplice o di un suo derivato (acido uronico), unite per mezzo di legami
glicosidici a formare lunghe catene. I mucopolisaccaridi sono presenti in tutti
i tessuti animali e sono uno dei principali costituenti della sostanza
fondamentale del tessuto connettivo, alla quale conferiscono
viscosità e resistenza. Sono spesso combinati con proteine a formare
mucoproteine. I principali mucopolisaccaridi sono l’acido ialuronico, i
condroitinsolfati, il cheratosolfato, l’eparansolfato, il dermatansolfato
Mostra
immagini al micoscropio elettronico della Malattia di Hunter. Si notano
numerosi inclusioni citoplasmatiche e corpi elettrondensi.
Tipologia
Le
mucopolisaccaridosi si possono dividere in 7 classi., ciascuna dipende da un
deficit di uno specifico enzima. Queste si dividono poi in ulteriori
sottoclassi che differiscono per gli aspetti clinici.
- Mucopolisaccaridosi I, che comprende:
- malattia di Hurler. Caratterizzata da deficit di alfa-L-iduronidasi lisosomiale.
- Malattia di Scheie, la forma più innocua fra le varie tipologie.
- Malattia di Hurler-Scheie
- Mucopolisaccaridosi II, chiamata anche sindrome di Hunter
- Mucopolisaccaridosi III, chiamata anche sindrome di Sanfilippo.
- Mucopolisaccaridosi IV, chiamata anche malattia di Morquio. L'enzima in questione è il N-acetilgalattosamina-6-solfato.
- Mucopolisaccaridosi V
- Mucopolisaccaridosi VI, chiamata anche malattia o sindrome di Maroteaux-Lamy.
- Mucopolisaccaridosi VII, chiamata anche sindrome di Sly, essa si manifesta a causa di un deficit di β-glucuronidasi. Di questa forma, fortunatamente, non si conoscono casi in Italia.
- Mucopolisaccaridosi VIII.
- Mucopolisaccaridosi IX, chiamata anche deficit di ialuronidasi.
Sintomatologia
Sono
malattie degenerative. I sintomi e i segni clinici presentano disostosi
multiple, ritardo di sviluppo, epatosplenomegalia, deformità a livello
scheletrico, bassa statura, dismorfismi facciali, opacità corneale, problemi
cardiaci.
Sindrome di Hurler
La
malattia di Hurler o gargoilismo (per richiamare l'aspetto che ricorda un
gargoyle) è una rara patologia genetica (carattere recessivo) caratterizzata da
nanismo disarmonico (accorciamento del collo e del tronco con addome prominente
per epatosplenomegalia), ritardo psichico e alterazioni corneali e cutanee.
Sono stati riscontrati anche difetti al cuore e alle valvole cardiache, ritardo
mentale ed epatosplenomegalia.
La
patologia è caratterizzata anche da un disturbo metabolico connettivale con
iperproduzione di alcuni mucopolisaccaridi, dovuto al deficit dell'enzima alfa-L-ialuronidasi.
La
morte sopraggiunge precocemente per cardiopatia dai 6 ai 12 anni di vita. E' la forma più grave.
Sindrome di Hunter
La
Sindrome di Hunter è causata da un deficit dell'enzima iduronato-2-solfatasi
(I2S). È l'unica mucopolisaccaridosi a trasmissione recessiva legata al
cromosoma X.
E
una patologia multiorganica e multisistemica ma
ha decorso clinico molto più blando della Hurler.
Alla
nascita i bambini sono normali, l'esordio dei sintomi avviene generalmente tra
i 2-4 anni. Il quadro clinico varia da forme lievi a gravi e l’aspettativa di
vita va dalla I-II decade di vita alla VI.
Le
manifestazioni cliniche più caratteristiche della sindrome di Hunter sono:
macrocefalia, ritardo mentale, disturbi dell'umore e del carattere che comporta
un'aggressività anormale.
Caratteristiche cliniche generali delle mucopolisaccaridosi , dovute al deposito
e all'accumulo di questi composti, sono: disostosi multiple, ritardo di
sviluppo, epatosplenomegalia, deformità a livello scheletrico, bassa statura,
dismorfismi facciali, opacità corneale, problemi cardiaci.
Diagnosi
Per
una corretta diagnosi occorre effettuare l'esame delle urine, insieme ad una
radiografia per valutare le anomalie dello scheletro ed una corretta anamnesi
condotta dal medico. Le mucopolisaccaridosi possono essere diagnosticate anche
prima della nascita misurando l’attività enzimatica specifica prelevando le cellule
dal liquido amniotico o nei villi coriali, si effettua nel caso di sospetti
circa l’esistenza di fattori ereditari.
Glicogenosi
Le
glicogenosi sono un gruppo di malattie metaboliche rare dovute alla carenza o
al deficit funzionale di uno degli enzimi coinvolti nel metabolismo del
glicogeno, il polisaccaride che funge da deposito e da riserva per le molecole
di glucosio. Un accumulo di glicogeno nei tessuti (fegato, muscoli, rene,
cervello) provoca gravi alterazioni organiche.
I
difetti enzimatici alla base delle glicogenosi sono causati da errori del
genoma, che si trasmettono per via ereditaria come fenotipo autosomico
recessivo, tranne il tipo VIII, che si eredita come fenotipo recessivo legato
al cromosoma X
Sono
state descritte 10 tipi di glicogenosi.
Le
più note sono la Malattia di Pompe, malattia di McArdle, malattia di Hers,
malattia di Tarui.
Dal
punto di vista anatomopatologico vengono distinte in 3 sottogruppi:
1.
Le glicogenosi epatiche caratterizzate dall'accumulo di glicogeno a
livello epatico.
Capostipite
di questo gruppo solo le GSD tipo I o Malattia di Von Gierke
caratterizzate dalla mancanza dell'enzima G6P-fosfatasi, presente solo nel
fegato.
2.
Le glicogenosi muscolari. Come GSD tipo V: deficit di fosforilasi
muscolare, malattia di McArdle si manifesta in individui nella seconda-terza
decade, in soggetti che presentano una storia di mioglobinuria, dolori e crampi
muscolari.
3.
Forme miste come la Malattia di Pompe (o glicogenosi di tipo 2)
GSD tipo I o Malattia di Von Gierke
I
soggetti affetti da questa patologia non possono resistere al digiuno, andando
incontro velocemente ad una crisi ipoglicemica. il G6P-fosfatasi è l'unico
enzima in grado di convertire il glicogeno in glucoso, è presente solo nel
fegato e in piccole percentuali nel rene.
I
sintomi che caratterizzano questo tipo di glicogenosi sono: ipoglicemia a
digiuno, epatomegalia (dovuta ad un aumento del glicogeno nel fegato),
ritardata crescita nell'adolescenza, iperlipidemia con possibile steatosi,
aumento dei corpi chetonici e un aumento degli acidi grassi in circolo (perché
l'ipoglicemia induce formazione di corpi chetonici, prodotti a partire dagli
acidi grassi mobilizzati dal tessuto adiposo).
Morbo di Pompe (o GSDII)
Malattia
a trasmissione autosomica recessiva, è
correlata al deficit dell’enzima alfa-glucosidasi acida o maltasi acida,
un enzima lisosomiale deputato alla degradazione del glicogeno. L’assenza o la
riduzione dell’attività enzimatica ha come diretta conseguenza l’accumulo di
glicogeno nei tessuti con un lento e progressivo indebolimento della
muscolatura.
colpisce
circa 10.000 individui – tra neonati, bambini e adulti – nel mondo e circa 300
persone stimate in Italia. Gli afroamericani sono generalmente i più colpiti.
A
causa del difetto di un enzima, il glicogeno si accumula e danneggia il cuore,
i muscoli di gambe e braccia e quelli della respirazione. I bambini colpiti
dalla malattia sono caratterizzati principalmente da ipotonia muscolare e
ingrossamento del cuore (cardiomegalia) e la morte in genere interviene entro
il primo anno di vita per insufficienza cardiaca.
Mostra immagini
Fibre del miocardio piene di glicogeno
Alla microscopia elettronica si notano lisosomi ricchi di materiale
elettrondenso, costituito da glicogeno.
Malattia di Danon
La
Malattia di Danon ha ereditarietà di tipo dominante legato al cromosoma X, è
causata
da
mutazioni nel gene LAMP2 (Lysosomal Associated Membrane Protein 2) che opera
come
recettore sulla membrana e permette alle proteine di essere importate e
degradate all’interno dei lisosomi nell’autofagia mediata da chaperoni.
La
Malattia di Danon si presenta con cardiomiopatia ipertrofica, miopatia e
ritardo mentale. Colpisce prevalentemente i soggetti maschi. I sintomi cardiaci
in genere iniziano nell’adolescenza, e i pazienti muoiono per insufficienza
cardiaca nella terza decade di vita.
Alcaptonuria
è
una patologia autosomica recessiva causata da deficit nell’enzima ossidasi
omogentisica. Causa un errore nella degradazione della tirosina. Questo
comporta ocronosi, con accumuli nel connettivo che presenta in questo modo
colore brunastro
Concluse
malattie d' accumulo lisosomiale.
Amiloidosi
L'amiloidosi
è una malattia caratterizzata dalla deposizione in sede extracellulare di
materiale proteico a ridotto peso molecolare ed insolubile, detto amiloide, per
la proprietà simile a quella dell'amido di reagire con lo iodio. La sostanza
colorata con ematossilina-eosina è rosa ed amorfa, si colora intensamente di
rosso reagendo con il colorante Rosso Congo. Alla luce polarizzata invece si
colora di un verde mela.
Le
amiloidosi sono alterazioni del metabolismo e della conformazione delle
proteine, nelle quali diverse proteine autologhe, tra loro non correlate, si
aggregano in fibrille composti da foglietti beta che si depositano nei tessuti,
causando disfunzione degli organi interessati da questo processo
La
causa della produzione di amiloide e del suo deposito nei tessuti non è
conosciuta. Il meccanismo eziologico può variare a seconda dei differenti tipi
biochimici di amiloidosi. Per esempio, nell'amiloidosi secondaria (v. oltre)
può essere presente un deficit del metabolismo della proteina precursore
(l'amiloide sierica A, un reattante di fase acuta), mentre nell'amiloidosi
ereditaria sembra essere presente una proteina geneticamente alterata.
Nell'amiloidosi primitiva, una popolazione monoclonale di cellule midollari
produce frammenti di catene leggere o catene leggere intere che possono essere
processati in maniera anormale così da formare amiloide.
Dal
punto di vista biochimico sono stati definiti tre tipi principali di amiloide e
numerose forme meno comuni:
-
Il primo tipo, che ha una sequenza N-terminale omologa a una porzione della
regione variabile delle catene leggere delle immunoglobuline, è denominata AL
e si riscontra nell'amiloidosi primitiva e nell'amiloidosi associata al mieloma
multiplo.
-
Il secondo tipo ha una sequenza N-terminale caratteristica di una proteina non
immunoglobulinica denominata AA, e si riscontra nei pazienti con
amiloidosi secondaria.
-
Il terzo tipo, associato alla polineuropatia amiloide familiare, è di solito
una molecola transtiretinica (prealbuminica) con sostituzione di un singolo
aminoacido.
Nell'amiloide
associata con l'emodialisi cronica, il costituente della proteina amiloide è
una b2-microglobulina. La struttura chimica dell'amiloide associata
all'invecchiamento della cute o presente negli organi endocrini può essere
quella di altre forme biochimiche di amiloidosi. L'amiloide trovata nelle
lesioni istopatologiche della malattia di Alzheimer è formata da proteine b.
L'analisi
chimica relativa alle varie forme di amiloide ha portato a una classificazione
più raffinata. Un'unica proteina (una pentrassina) denominata AP (o AP sierica)
è universalmente associata con tutte le forme di amiloide e rappresenta la base
di un test diagnostico specifico.
Attualmente
vengono riconosciute tre forme cliniche sistemiche principali. L'amiloidosi
viene classificata come primitiva o idiopatica (forma AL), quando non è
associata ad alcuna malattia, e secondaria, acquisita o reattiva (forma AA),
quando è associata a malattie croniche, sia infettive (tubercolosi,
bronchiettasie, osteomielite, lebbra) sia infiammatorie (artrite reumatoide,
ileite granulomatosa). L'amiloide è anche associata al mieloma multiplo (AL),
al morbo di Hodgkin (AA), ad altre neoplasie e alla febbre mediterranea
familiare (AA). L'amiloidosi può accompagnare i processi di invecchiamento. Il
terzo tipo principale di amiloidosi si presenta nelle forme familiari non associate
ad altre patologie, spesso con quadri caratteristici di neuropatia, nefropatia
e cardiopatia.
Nell'amiloidosi
primitiva (AL) possono essere interessati il cuore, i polmoni, la cute, la
lingua, la tiroide e il tratto intestinale. Si possono trovare nel tratto
respiratorio o in altre sedi "tumori" amiloidi localizzati. Sono
frequentemente coinvolti gli organi parenchimali (fegato, milza, rene) e
l'apparato vascolare, specialmente il cuore.
L'amiloidosi
secondaria (AA) mostra una predilezione per la milza, il fegato, i reni, i
surreni e i linfonodi. Tuttavia, nessun apparato viene risparmiato e
l'interessamento vascolare può essere ampiamente diffuso, anche se un
coinvolgimento cardiaco clinicamente significativo è raro. Il fegato e la milza
sono spesso aumentati di volume, duri e di consistenza elastica. I reni sono di
solito ingranditi. Sezioni della milza mostrano ampie aree traslucide, ceree.
L'amiloidosi
ereditaria è caratterizzata da una neuropatia periferica sensitiva e
motoria, spesso da una neuropatia autonomica e dalla deposizione di amiloide
cardiovascolare e renale. Si possono osservare la sindrome del tunnel carpale e
anomalie del corpo vitreo.
L'amiloide
associata ad alcune neoplasie maligne (p. es., il mieloma multiplo) ha la
stessa distribuzione dell'amiloide idiopatica (AL); con altri tumori maligni
(p. es., il carcinoma midollare della tiroide) essa può presentarsi solo
localmente in associazione con il tumore o nel contesto delle metastasi.
L'amiloide viene frequentemente riscontrata nel pancreas di individui con
diabete mellito di tipo adulto.
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